Quella del prossimo 28 giugno sarà una votazione a suo modo storica per il comparto dei trasporti: Il Consiglio europeo ratificherà infatti le decisioni in merito ai nuovi standard emissivi per il trasporto leggero e pesante, ma, soprattutto, riguardo alla dismissione definitiva dei motori a combustione interna entro il 2035.
Si tratta del pacchetto legislativo ‘Fit For 55’, che ha proprio nella data di fine della vita per i motori a combustione il pezzo forte: la norma punta a decarbonizzare i trasporti, ma l’impatto sulla reale situazione infrastrutturale dei Paesi membri è oggetto di una viva discussione.
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Associazioni del trasporto preoccupate
In tutta Europa si è levato il coro di protesta delle associazioni di rappresentanza del mondo dei trasporti contro la decisione di ‘forzare’ la transizione verso la mobilità elettrica.
La critica più comune è rivolta ai tempi di questo processo, troppo stretti per consentire lo sviluppo dell’infrastruttura necessaria.
Dunque, se da un lato per la crisi ambientale si è già fuori tempo massimo, per i governi e l’industria dell’infrastruttura non c’è mai abbastanza tempo.
Purtroppo è vero che sul variegato territorio europeo le situazioni dei differenti Paesi sono assai divergenti e che spesso la differenza tra città e zone rurali è oltremodo marcata, con il rischio di segnare un divario a doppia velocità tra le zone di uno stesso Stato.
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Non affossare le alternative
Altra critica violenta viene rivolta alla prospettiva che dismettere i motori a combustione porti inevitabilmente a disincentivare lo sviluppo di combustibili green, come i biocarburanti.
Data l’impossibilità materiale a compiere uno shift totale delle flotte private e commerciali dall’oggi al domani, azzoppare le alternative ‘bio’ per la combustione potrebbe rivelarsi una mossa a sua volta miope.