Uno degli effetti immediati dell’epidemia di COVID-19, in Cina dapprima e nel mondo poi, è stata la sospensione dei voli aerei. Una decisione discussa ma probabilmente inevitabile per rallentare la diffusione del virus: come prevedibile, a distanza di due mesi dall’inizio dell’emergenza si iniziano a capire anche le conseguenze “secondarie” di queste misure.
A farne le spese è, in questo caso, l’export dalla Cina verso USA ed Europa: alla ripresa graduale della produzione industriale cinese corrisponde anche una domanda di trasporti verso l’estero, trasporti che, drammaticamente, non ci sono in quantità sufficiente.
Il risultato? L’aumento dei costi, anche del 27% in 15 giorni.
Grande richiesta per i cargo aerei
Lo stop forzato imposto dall’emergenza sanitaria alle industrie cinesi ha provocato un effetto domino su tutta la filiera internazionale e, adesso, le imprese di Pechino stanno cercando di tornare a livelli normali e di evadere gli ordini con la maggior urgenza possibile.
La situazione ha però, nel frattempo, tagliato drasticamente, quando non azzerato, i voli da e per l’Asia di moltissime compagnie aeree: se di primo acchito questo pareva riguardare solo il trasporto passeggeri, in effetti si tratta di una misura che interessa anche quello merci, dato che più della metà dei carichi aviotrasportati viaggia nella pancia degli aeromobili passeggeri.
Ora la disponibilità di voli e, quindi, la capacità in volume trasportabile è estremamente ridotta.
Un dato che fa letteralmente a pugni con la richiesta che l’industria cinese sta facendo proprio nei confronti degli aerei cargo, cui si sta rivolgendo in massa per far giungere prima le proprie merci in Occidente.
Meno capacità di carico, aumentano i costi
La conseguenza, leggibile sugli indici – come TAC Index – dedicati al trasporto aereo mercantile, è un aumento dei prezzi per il trasporto delle merci.
Dal 24 febbraio 2020 al 9 marzo 2020, in appena quindici giorni, spedire merce per via aerea dalla Cina agli Stati Uniti è aumentato del 27%, raggiungendo i 3,49 dollari per chilogrammo.
D’altronde, la capacità di carico tagliata ammonta ad una media di oltre 5mila tonnellate al giorno: sull’anno, secondo una stima di Agility Logistics riportata da SupplyChainDive, si tratterebbe del 36% in meno.
Le linee aeree rispondono a singhiozzo
Alcune compagnie aeree stanno prendendo in considerazione di istituire dei voli solamente commerciali per ovviare al problema, che chiaramente costituisce, almeno dal punto di vista della capacità, un collo di bottiglia per la ripresa regolare delle forniture verso Occidente.
Scoot, di base a Singapore e Cathay Pacific, al momento, paiono intenzionate ad erogare un servizio di voli cargo se non altro all’interno della Cina.