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Quanto è costato il down dei servizi Cloud di Microsoft?

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Il recente down dei servizi cloud di Microsoft ha avuto ripercussioni significative su vari settori, e l’industria logistica è stata tra le più colpite. Questo incidente ha causato perdite economiche e finanziarie considerevoli, ha messo in luce la vulnerabilità delle infrastrutture tecnologiche e ha, ancora una volta, sottolineato come la dipendenza dell’industria moderna dalla tecnologia richieda di avere dei ‘piani B’ pronti per l’uso.

La ‘caduta’ dei servizi informatici è stata pervasiva nel mondo professionale di tutto il mondo: a divenire inutilizzabili, a seguito dell’errato aggiornamento di un software di Crowdstrike, come appurato, sono stati circa 8 milioni e mezzo di dispositivi e, con loro, piattaforme come Microsoft Azure, Teams e Office 365, provocando il blocco di miriadi di operazioni aziendali e non solo.

Una stima vaga dei costi di questo incidente informatico si aggira sulla cifra monstre di un trilione di dollari, spingendo il pianeta a mettere in discussione le pratiche in quanto a gestione degli aggiornamenti nel settore. L’interruzione, che ha colpito milioni di utenti e aziende a livello globale, ha evidenziato la fragilità dell’infrastruttura tecnologica attualmente in uso e la necessità di disporre di sistemi di backup efficaci.

I settori interessati dal down informatico

Uno dei settori più colpiti, nonché uno di quelli più notati anche dal ‘grande pubblico’ per via dei dispai che ha comportato, è stato quello dei trasporti aerei

L’interruzione dei servizi ha causato la cancellazione e il ritardo di numerosi voli, creando caos negli aeroporti di tutto il mondo: il 19 luglio, giorno del ‘disastro’ informatico, 3533 voli sono rimasti a terra e 31.300 hanno subìto gravi ritardi. Alcuni aeroporti, come quello di Berlino, sono stati costretti a chiudere forzatamente per alcune ore. 

Anche la gestione delle rotte e la pianificazione dei voli sono state gravemente compromesse, con conseguenti disagi per milioni di passeggeri e perdite economiche per le compagnie aeree; naturalmente, tutto ciò non ha risparmiato i trasporti cargo, senza considerare che una grandissima parte delle merci viaggia nella stiva dei velivoli passeggeri.

Non solo gli aerei hanno patito a causa delle schermate blu: anche i sistemi di trasporto terrestre, come treni e autobus, hanno subito interruzioni. I passeggeri e, anche in questo caso, le merci, hanno dovuto affrontare ritardi significativi, mentre le aziende di trasporto hanno dovuto gestire le conseguenze logistiche di questi disagi. Le consegne di merci sono state ritardate, causando un domino di problemi nella catena di approvvigionamento.

Il down ha però bloccato non solo servizi visibili come i trasporti, ma anche fondamentali operazioni come le transazioni bancarie e i pagamenti elettronici, creando problemi nelle operazioni quotidiane di molte aziende e privati. Questo sconquasso ha avuto ripercussioni dirette sulle vendite, ma anche sulla gestione delle scorte nei supermercati e nei negozi.

Per non parlare dei molti servizi al cittadino che diversi governi nazionali in tutto il pianeta hanno dovuto sospendere in attesa del ripristino dei sistemi e degli ospedali che si sono visti costretti a non erogare prestazioni non fondamentali.

L’impatto economico del down

Le perdite economiche dovute al down dei servizi Microsoft sono difficilissime da stimare.

Alcuni stimano che quello che gli esperti considerano il più grande ‘bug’ informatico della storia abbia bruciato perdite per oltre un trilione di dollari, impressionante cifra a dodici zeri.

Le aziende hanno dovuto, tra l’altro, affrontare costi aggiuntivi per ripristinare i servizi e gestire le conseguenze del guasto e la fiducia degli investitori è crollata, con un impatto negativo sul valore delle azioni di Microsoft e delle aziende collegate – nell’immediato, Crowdstrike ha perso il 12% in borsa.

Secondo la società di assicurazioni Parametrix, citata dalla rivista Wired, la stima dei danni potrebbe toccare i 15 miliardi di dollari complessivi: il bug, che ha interessato a malapena l’1% dei computer con sistema operativo Microsoft, avrebbe divorato una media di 44 milioni di dollari per ciascuna delle prime 500 aziende per fatturato degli Stati Uniti (escludendo la stessa Microsoft). In un suo rapporto, Parametrix calcola in 5,4 miliardi di dollari le perdite solo per questa ristretta cerchia di società.

Tuttavia i danni sono complessi da delimitare, in quanto gli strascichi del ‘crash’ di dieci giorni fa si sono protratti in una serie di ‘effetti domino’ che hanno interessato i più disparati campi, come l’erogazione degli stipendi o dei dividendi aziendali.

Non è un caso che i comparti che pagheranno di più alla fine di questa brutta storia saranno quello ospedaliero e quello bancario.

Una lezione appresa?

Ma che cosa si è appreso da tutto ciò? Questo incidente ha evidenziato la necessità di sistemi di backup più robusti e di protocolli di contingenza efficaci e testati. Anche per quanto riguarda i fornitori di servizi cloud le aziende devono diversificare e investire in infrastrutture resilienti per evitare perdite future. 

La crescente dipendenza dai servizi cloud renderà anche le più piccole interruzioni sempre più critiche, sottolineando l’importanza di una gestione proattiva della sicurezza e della stabilità dei sistemi. 

Le aziende devono necessariamente imparare da questo evento e adottare misure preventive per proteggere le loro operazioni e minimizzare i rischi associati alle interruzioni dei servizi tecnologici.

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