Nuovi prodotti per nuovi consumi richiedono una logistica più moderna e strutturata, ne parliamo con Gian Paolo Mangolini supply chain manager in Eridania.
Una logistica imponente quella di Eridania, come testimoniano i numeri che la riguardano: 5 mila container ricevuti, 5 mila camion caricati all’anno, e un sistema di approvvigionamento che punta all’efficienza anche grazie all’adozione di soluzioni intermodali. La sua organizzazione richiede controllo e capacità di gestire grandi volumi, ne parliamo con il supply chain manager Gian Paolo Mangolini.
Ci parli di Gian Paolo Mangolini: come ha iniziato a occuparsi di logistica?
“Sono approdato al mondo della logistica quasi per caso: sono laureato in chimica e il mio primo lavoro fu a Torino per un’azienda del gruppo Basf, dove ricoprivo un doppio ruolo in laboratorio al controllo di qualità e presso l’ufficio supply chain. Di fatto, quest’ultimo settore mi piacque molto di più delle attività di laboratorio, in quanto più dinamico e foriero di maggiori opportunità“.
Un prodotto tradizionale con una lunga storia italiana, come è cambiata l’azienda oggi?
“Oggi Eridania è proprietà del gruppo francese Cristal Union che è uno dei principali produttori di zucchero a livello europeo. In Italia dal 2005 la produzione di zucchero si è ridotta moltissimo ma il nostro paese rimane un asset fondamentale nella gestione della campagna saccarifera del gruppo. Di fatto lavoriamo in stretto contatto con la supply chain di Cristal Union. La produzione di zucchero, dalla coltivazione della barbabietola alla raffinazione, è un’attività estremamente energia e impattante in termini di consumo di terreno ed acqua. Questi consumi variano a seconda delle condizioni climatiche che ne condizionano anche la resa. L’Italia, per esempio, è caratterizzata da un clima caldo e da terreni aridi che necessitano di essere irrigati con grand quantitativi d’acqua. Per questo il Nord Europa è stato preferito come luogo di coltivazione, in quanto garantisce una maggior resa nella produzione. Dopo la raccolta, le barbabietole vengono spostate in stabilimento dove verranno eseguite le varie fasi di lavorazione, fino alla raffinazione che è quella più più dispendiosa. La produzione dello zucchero comporta infatti un’attività industriale intensa la cui complessità, però, non si trasferisce sul valore aggiunto che è attribuito al prodotto finito“.
Quali sono le maggiori criticità che occorre affrontare nella gestione della supply chain dello zucchero?
“Tutto il processo di produzione dello zucchero, dalla raccolta della barbabietola fino alla raffinazione, si concentra in tre mesi all’anno da ottobre a dicembre: una produzione che ammonta, nel caso di Cristal Union, a circa un milione e mezzo tonnellate di zucchero. Dal punto di vista prettamente logistico, la criticità maggiore riguarda la gestione dello stoccaggio e della distribuzione di un quantitativo del genere. In Italia, gestiamo tutto il flusso di distribuzione del prodotto finito pronto per il consumo e, allo stesso tempo, la fornitura diretta alle industrie che utilizzano lo zucchero come ingrediente principale. Fortunatamente, lo zucchero è uno dei pochi prodotti alimentari che non ha scadenza e questo facilita molto le procedure di stoccaggio collegate alla tracciabilità e alla gestione dei lotti. Dal punto di vista della conservazione, però, è necessario tenere conto della tendenza dello zucchero ad agglomerarsi con gli sbalzi di umidità e temperatura, che quindi vanno evitati“.
L’approvvigionamento del vostro stabilimento di Russi è gestito con trasporto ferroviario. Ci può fare un bilancio di questa scelta?
“Qualche anno fa, anche sulla spinta della ricerca di soluzioni che coniugassero sostenibilità ed efficienza abbiamo investito sul nostro stabilimento di Russi che era già provvisto di un raccordo ferroviario, creando un piccolo terminal interno in modo che tutta l’alimentazione dello stabilimento (circa 120.000 tonnellate di zucchero l’anno), venisse fatta via treno direttamente dalla Francia, una sorta di servizio treno ‘door to door’. Oggi i treni monoblocco vengono caricati all’interno dello stabilimento francese e arrivano direttamente in Italia per alimentare la produzione. Ci stiamo preparando ad avviare la seconda fase del progetto che consiste nel posizionare, vicino al punto di scarico, una piattaforma che permetta di svuotare il container direttamente al terminal, il che ci consentirà di evitare i trasporti su gomma all’interno dello stabilimento, brevi ma frequenti, necessari attualmente per spostare i container dalla zona del terminal a quello di scarico nei silos, con un doppio vantaggio in termini di sostenibilità e sicurezza“.
Il cambiamento di abitudini nel consumo di zucchero ha avuto un impatto sui vostri volumi di mercato?
“Nelle nostro campagne di marketing promuoviamo sempre un consumo responsabile di zucchero e abbiamo diversificato la nostra produzione ampliando la gamma ad altri prodotti dolcificanti naturali e artificiali a basso impatto glicemico per soddisfare tutte le nuove esigenze. Certamente il mercato dello zucchero in Italia a livello di consumo retail è in calo di circa il 3% annuo per motivi culturali. Non si verifica il medesimo fenomeno a livello industriale, perché i prodotti italiani che utilizzano zucchero hanno comunque uno sviluppo mondiale dove il consumo di zucchero sta aumentando soprattutto nei paesi in via di sviluppo“.
Questa stabilità si riflette sulla previsione della domanda? In che modo?
“Il mercato dello zucchero ha un aspetto previsionale piuttosto semplice. A cambiare è l’effetto dei prezzi sia sulla parte retail, sia sulla parte di ‘sfuso’ in base ai contratti che stipuliamo con l’azienda cliente. C’è poi per tutta la tipologia di specialità come l’eritritolo, i dolcificanti a base di stevia e lo zucchero di canna, che invece hanno andamenti diversi e che necessitano di previsioni di vendita sempre più precise“.
In questo quadro, che ruolo può svolgere l’intelligenza artificiale?
“La sua introduzione nella gestione dei processi rappresenta un salto culturale che non possiamo ignorare. Quest’anno abbiamo brevettato un sistema di previsioni che, in parte, sfrutta l’intelligenza artificiale e il machine learning e, nella mia visione, rappresenta un primo tassello per andare verso la digitalizzazione dei nostri flussi e verso l’inserimento più spinto di funzionalità basate proprio sull’intelligenza artificiale. Come azienda, non abbiamo infatti ‘bisogno’ di essere all’avanguardia sotto questo profilo , però dobbiamo fare attenzione a cogliere il momento giusto per evolvere quando ci rendiamo conto che la tecnologia in uso risulti ‘satura’ in termini di stabilità e completezza. In quel caso, occorre cambiare per non rimanere indietro. Proprio per questo, a mio avviso, è arrivato per noi il momento di implementare un sistema di previsione più strutturato, ossia non più affidato a un semplice dialogo tra le funzioni industriali, ma che abbia una base matematica in modo da poter sviluppare i sistemi di gestione delle scorte, della produzione e del magazzino standardizzati ed efficienti“.
Un cambio di paradigma, quindi…
“Il nostro è un mondo, per motivi storici, ancora molto tradizionale, ma in tutto il comparto industriale ci stiamo avviando a grandi cambiamenti: uno, in particolare, riguarda una maggiore rotazione del personale. Per questo è necessario attrezzarsi per un passaggio di consegne che non sia più basato sull’interpretazione di un flusso definito “ad hoc”, in un particolare momento, da un particolare gruppo di lavoro, ma appunto una basato su informazioni strutturate e univoche. In questo l’intelligenza artificiale sarà di grande supporto“.
Hobby: viaggi, un po’ in tutto il mondo zaino in spalla e poi sport un tempo praticato oggi seguito.
Sogno nel cassetto: un viaggio in Nuova Zelanda.
Messaggio in bottiglia: il mondo logistico è un mondo di numeri ma non dobbiamo mai dimenticare la parte umana e anche oserei dire, umanistica. Dietro i numeri ci sono persone e occorre sempre valutare gli uni e gli altri. Raccomando un po’ di studi umanistici a tutti per distinguere quello che è bello da quello che non lo è, e soprattutto per saper distinguere un fatto da un’opinione.
Silvia Grizzetti