Fedespedi, la Federazione nazionale delle Imprese di Spedizioni internazionali, non gira tanto intorno al problema: il Coronavirus – e le paure che si porta dietro, più o meno giustificate – stanno paralizzando il sistema di import-export da e per i Paesi extra europei.
Senza contare l’effetto boomerang che l’esaltazione del problema contagi in Italia sta avendo anche riguardo il nostro stesso Paese e le sue attività.
Fedespedi e Confetra hanno chiesto al Mistero dei Trasporti di istituire una task force perché, almeno sul territorio italiano, siano condivise prassi e procedure, cercando di gestire l’emergenza senza trasformarla in una paralisi che sarebbe soffocante per l’economia nazionale.
Supply chain logistica a rischio collasso
A parlare è Silvia Moretto, Presidente di Fedespedi:
Richiesta una task force al MIT
«Fedespedi aderisce pienamente all’iniziativa di Confetra, che ha chiesto al Ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, di istituire una task force per monitorare in tempo reale gli impatti del Coronavirus sulla logistica e gestire questa crisi garantendo un coordinamento a livello centrale e disposizioni omogenee su tutto il territorio nazionale. No a psicosi e a soluzioni locali, prese in ordine sparso e senza ascoltare la voce degli operatori economici» ha aggiunto il Presidente Moretto «L’emergenza Coronavirus impone di accendere i riflettori sulla logistica che è vitale per la sopravvivenza dell’economia del Paese. Se la zona rossa di interdizione al traffico si allargasse dal lodigiano alle province di Milano, Bergamo o Brescia, ad esempio, si andrebbe a bloccare la prima economia del Paese, e con essa una buona fetta dell’export italiano e dei flussi di merci dei principali scali del Nord Italia. Occorre che le istituzioni e il Governo prendano una volta per tutte coscienza della strategicità del nostro settore: senza produzione e senza logistica, senza import ed export, la nostra economia – già prevista in crescita solo dello “zero virgola” – rischia la recessione nel 2020. Non ce lo possiamo permettere».
Una soluzione: sgravare gli uffici di sanità marittima
Pur comprendendo e condividendo la priorità del Ministero della Salute di salvaguardia della salute pubblica, l’attività produttiva e logistica del Nord, locomotiva dell’economia italiana, non può essere bloccata: “Una possibile soluzione immediata per normalizzare i flussi di merce che ancora resistono potrebbe essere quella di sgravare gli Uffici di Sanità Marittima (USMAF), già gravemente sotto organico e in difficoltà prima della crisi Coronavirus, dei controlli sui passeggeri, affidando questi ultimi ad altri enti pubblici sul territorio, come le ASL” propone il Presidente Moretto “Lo scorso 8 gennaio, prima dell’emergenza, abbiamo incontrato insieme a Confetra il Ministero della Salute per segnalare la grave carenza di medici addetti al controllo delle merci. Ora che questi pochi medici sono stati spostati ai controlli sulle persone, i servizi alla merce sono paralizzati e questo non è accettabile. La nostra logistica così rischia il KO tecnico”.
“La situazione in continua evoluzione, inoltre” conclude Moretto “richiede valutazioni attente che non penalizzino il Sistema Italia. Occorre monitorare le iniziative prese da altri Paesi (UE e non) nei nostri confronti: ora che il virus ha diffusione anche in Italia, il nostro Paese rischia l’isolamento. La politica faccia sentire la sua voce con fermezza contro decisioni ingiustificate e contrarie alla libera circolazione di persone e merci in area Shengen”.