Le recenti riforme tariffarie introdotte dall’amministrazione Trump stanno creando una tempesta nel mondo delle spedizioni internazionali: l’aumento dei controlli doganali, insieme all’eliminazione della soglia de minimis, rischia di provocare ritardi senza precedenti e sta costringendo aziende di logistica e spedizioni a rivedere le proprie strategie.
Mentre le imprese si adattano alle nuove normative, il rischio di congestione dei sistemi doganali e di un’impennata nei costi di spedizione resta elevato.
Un nuovo scenario per le spedizioni globali
Con meno clamore rispetto all’abolizione annunciata, ma non ancora in vigore, delle esenzioni doganali per le spedizioni di valore inferiore agli 800 dollari provenienti da Hong Kong e Cina, il 5 aprile è entrato in vigore un nuovo requisito doganale imposto dagli Stati Uniti che riguarda tutte le spedizioni con un valore superiore a 800 dollari: esse devono essere trattate con procedure formali di ingresso, processo che prima era riservato ai pacchi di valore superiore a 2.500 dollari; l’allargamento della platea è dunque significativo.
La conseguenza immediata è stata un massiccio rallentamento delle operazioni di sdoganamento, con pacchi bloccati per giorni nei centri di smistamento e ritardi su consegne che, sino al giorno prima, erano mediamente rapide ed efficienti.
Parcelhero, società accreditata nel settore delle spedizioni internazionali, sottolinea come questa misura abbia già avuto effetti tangibili su molte aziende di logistica. La necessità di completare documentazioni più complesse e di sottoporsi a verifiche aggiuntive ha generato una congestione del sistema, facendo emergere la fragilità delle infrastrutture doganali americane di fronte a un cambiamento improvviso.
La risposta delle aziende di spedizione
Il settore delle spedizioni internazionali ha reagito rapidamente a questa nuova sfida, con alcune delle principali società europee che hanno deciso di sospendere temporaneamente le spedizioni B2C (business-to-customer) di alto valore verso gli Stati Uniti. La decisione, senza dubbio drastica, è stata presa per evitare ulteriori ritardi e garantire che almeno i pacchi con un valore inferiore a 800 dollari potessero essere consegnati senza problemi.
È importante notare che queste sospensioni riguardano solo le spedizioni dirette a privati (B2C): le spedizioni business-to-business (B2B), quelle cioè destinate alle aziende, continuano a essere operative, anche se potrebbero comunque subire ritardi a causa delle nuove procedure doganali.
La minaccia dell’eliminazione della soglia De Minimis
Uno degli aspetti più preoccupanti di questa situazione è la possibilità che la soglia cosiddetta ‘de minimis’, attualmente fissata a 800 dollari, al di sotto della quale le importazioni via cargo aereo non sono sottoposte a controlli e tassazioni doganali, venga eliminata del tutto.
L’ordine esecutivo firmato da Trump il 26 aprile lascia intendere che l’esenzione dai dazi per spedizioni di basso valore potrebbe essere revocata non appena saranno operativi sistemi avanzati di riscossione dei dazi. Questo cambiamento potrebbe avere un impatto devastante sul commercio globale, in particolare sulle piccole imprese che finora hanno beneficiato dell’esenzione.
Se questa soglia verrà eliminata, quasi tutte le spedizioni destinate agli Stati Uniti potrebbero essere soggette agli stessi controlli e procedure che oggi riguardano solo i pacchi di valore superiore a 800 dollari: uno scenario che potrebbe danneggiare soprattutto le aziende più piccole, le quali si troverebbero a dover affrontare costi doganali aggiuntivi e una burocrazia più complessa.
Le reazioni internazionali e gli effetti collaterali
Gli effetti delle nuove politiche tariffarie statunitensi non si limitano solo ai confini americani. Hongkong Post, l’operatore nazionale delle spedizioni postali dell’ex colonia britannica ora in mano a Pechino, ha recentemente annunciato la sospensione delle spedizioni via superficie e la cessazione dell’accettazione di pacchi aerei destinati agli Stati Uniti dal 27 aprile. Mossa, questa, che dimostra quanto il cambiamento delle regole doganali stia influenzando le dinamiche commerciali globali.
Per i fornitori di servizi logistici e di spedizione, la nuova situazione venutasi a creare rappresenta un nodo complesso: con un incremento della documentazione richiesta e possibili sovraccarichi nei sistemi doganali, il rischio di blocchi prolungati e di inefficienze cresce infatti esponenzialmente.
Quali soluzioni all’orizzonte?
Di fronte a questo clima di perenne incertezza (le stesse decisioni della Casa Bianca appaiono tutt’altro che scolpite nella pietra), le aziende di spedizione e commercio internazionale devono adottare strategie più flessibili e reattive. Tra le possibili soluzioni viene frequentemente indicata la ricerca di rotte alternative per le spedizioni, ossia la possibilità di farle transitare attraverso paesi con accordi commerciali più favorevoli (in buona sostanza, Messico e Canada) per ridurre i costi e le tempistiche di consegna.
Anche migliorare la gestione della documentazione doganale, automatizzando il processo di compilazione dei documenti necessari al fine di ridurre i tempi di elaborazione doganale è una strada percorribile e, infine, come forma di adattamento alle nuove soglie di valore, le aziende potrebbero considerare di suddividere le spedizioni in pacchi di valore inferiore a 800 dollari per aggirare le lungaggini doganali.
D’altronde, se le nuove politiche tariffarie e doganali introdotte da Trump si confermeranno per come sono state annunciate, modificheranno profondamente il panorama delle spedizioni internazionali. Il settore si trova di fronte a una delle sue più grandi sfide degli ultimi anni e, se nel breve termine le aziende cercheranno di adattarsi a queste nuove regole, resta da vedere quale sarà l’impatto a lungo termine sul commercio globale.