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Resilienza delle Supply Chain: UK, USA e Australia si alleano

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Negli ultimi anni, le catene di approvvigionamento globali hanno subito numerosi sconvolgimenti a causa di eventi geopolitici, pandemie e disastri naturali. 

Questi eventi hanno messo in luce la vulnerabilità delle supply chain, spingendo le nazioni a cercare metodi per rafforzare la resilienza delle proprie catene di approvvigionamento e delle proprie infrastrutture critiche. 

Un esempio di questa ricerca arriva da tre nazioni, il Regno Unito, gli Stati Uniti e l’Australia, che stanno adottando delle strategie per mettersi il più possibile l riparo da nuove interruzioni della Supply Chain, partendo dalle cause della vulnerabilità.

Cosa rende le Supply Chain vulnerabili

Guardando al recente passato, non c’è che l’imbarazzo della scelta: la sorte ha squadernato una vasta casistica di tutto quanto possa avere un influsso negativo sul funzionamento di una Supply Chain.

La pandemia di COVID-19, per iniziare, ha avuto un impatto devastante sulle catene di approvvigionamento globali: le chiusure delle fabbriche, le restrizioni ai viaggi e le misure di quarantena hanno causato ritardi significativi e carenze di prodotti essenziali. È però servita ad evidenziare la necessità di avere supply chain più resilienti e flessibili, ossia non dipendenti da mono-fornitori e agili nel ridisegnarsi.

Anche i disastri naturali, collegati al cambiamento climatico sono da tenere in considerazione. Eventi come incendi, inondazioni e uragani, fenomeno storicamente limitato ad alcune aree del mondo e che invece adesso si verifica ovunque e con frequenza, possono interrompere la produzione e la distribuzione di beni. Con l’aumentare in numero e in intensità di questi eventi a causa dei cambiamenti climatici, le nazioni devono decisamente prepararsi meglio per affrontare tali interruzioni.

Infine, le tensioni internazionali, come i conflitti commerciali tra Stati Uniti e Cina o le guerre combattute tra Russia e Ucraina o in medio oriente, vediamo come e quanto impattino negativamente sulle catene di approvvigionamento. La dipendenza da fornitori esteri in paesi politicamente instabili rappresenta un rischio significativo per la continuità operativa, ma anche il dover attraversare mezzo pianeta per avere una fornitura espone oggi a potenziali e repentini ribaltamenti.

Come rafforzare la resilienza delle Supply Chain

Un primo punto sta nella collaborazione (parola che pare destinata all’oblìo) internazionale. Un esempio viene da Stati Uniti, Regno Unito e Australia, che hanno recentemente firmato un accordo per rafforzare la resilienza delle loro supply chain condividendo dati e intraprendendo azioni congiunte. 

Figlio dell’accordo è il “Supply Chain Resilience Cooperation Group”, che mira a costruire resilienza nelle catene di approvvigionamento prioritarie e a migliorare la capacità di identificare e affrontare rischi, minacce e interruzioni basandosi su una cooperazione internazionale.

Una delle priorità di questo nuovo gruppo di lavoro è lo sviluppo di un progetto pilota di ‘allerta tempestiva’ focalizzato sulla catena di approvvigionamento delle telecomunicazioni, che rappresenta un settore essenziale per le economie globalizzate e digitalizzate dei tre Paesi: i cavi in fibra ottica sottomarini, per dire, trasportano oltre il 95% del traffico dati e sono vitali per la distribuzione di informazioni sulla sicurezza pubblica, sui servizi di emergenza e sulla vita quotidiana dei cittadini.

Identificando e monitorando i rischi di interruzione, il progetto pilota ha l’obiettivo di migliorare la conoscenza dei punti di vulnerabilità e di sviluppare procedure per condividere queste informazioni e rispondere collaborativamente alle interruzioni.

Dipendenza da fornitori esteri, tecnologia e sostenibilità

Ridurre la dipendenza da fornitori esteri è una strategia chiave per migliorare la resilienza delle supply chain. È un obiettivo che si può ottenere diversificando le fonti di approvvigionamento e investendo nella produzione locale. Per esempio, gli Stati Uniti stanno incentivando la produzione domestica di semiconduttori per ridurre la dipendenza da fornitori asiatici: in caso di una crisi con la Cina, che non a caso mira a negare ogni libertà a Taiwan, l’industria statunitense avrebbe un serio punto di debolezza nei confronti di Pechino.

Come si sente ripetere in continuazione, anche l’adozione di nuove tecnologie può migliorare l’efficienza e la resilienza delle supply chain. Tecnologie come l’intelligenza artificiale e l’Internet delle cose (IoT) possono aiutare a monitorare e gestire meglio le catene di approvvigionamento, prevedendo e mitigando le interruzioni.

Infine, promuovere pratiche sostenibili è fondamentale per la resilienza a lungo termine delle supply chain, il che include l’adozione di energie rinnovabili, la riduzione degli sprechi e l’implementazione di pratiche di economia circolare.

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