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Noli container sempre più cari, i timori dello Shipping

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Il settore dei trasporti marittimi sta affrontando un periodo di notevole incertezza, la cui più evidente ripercussione è un aumento dei tassi di spedizione dei container sulle principali rotte internazionali da e verso Occidente. Sono diverse le situazioni di crisi che contribuiscono a rendere instabile il panorama dei noli container, frutto delle revisioni delle strategie operative delle compagnie di navigazione. Dalle questioni geopolitiche agli scioperi e alle minacce di pirateria, sono molteplici i fattori che stanno influenzando i costi di trasporto.

Le temute politiche tariffarie statunitensi

Tra i tanti, uno dei principali fattori che sta influenzando l’aumento dei tassi di spedizione è l’imminente aumento dei dazi sulle importazioni annunciato dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. La prospettiva di un dazio del 60% sui beni cinesi ha infatti portato le aziende statunitensi ad aumentare gli ordini di merci dalla Cina nel trimestre immediatamente precedente il suo insediamento, nel tentativo di eludere i (possibili) futuri aumenti tariffari.

Questo incremento degli ordini ha generato una maggiore domanda di trasporto container, facendo salire vertiginosamente le tariffe di spedizione, soprattutto dai porti asiatici verso quelli nordamericani. 

Ad esempio, il prezzo per trasportare un grande container tra Shanghai e Los Angeles è aumentato del 7% in una sola settimana a inizio gennaio, sfiorando i 5mila dollari.

Scioperi portuali e interruzioni nelle rotte

Un altro fattore di preoccupazione per le compagnie di navigazione è rappresentato dagli scioperi nei porti della costa est degli Stati Uniti.

Sebbene il recente accordo ottenuto dal principale sindacato dei portuali statunitensi abbia scongiurato un fermo di scala nazionale delle operazioni portuali, i marittimi si oppongono all’automazione dei terminal, un tema di cui si continuerà a sentir parlare.

Le minacce di sciopero, dunque, con tutti gli ulteriori disagi per il settore che portano con sé, non sono da escludersi definitivamente. 

Prima del recente accordo raggiunto, le aziende hanno cercato di anticipare gli effetti paventati dagli scioperi spostando rapidamente le merci attraverso i porti della costa est e del Golfo, il che ha contribuito a mantenere elevati i tassi di spedizione.

Pirateria e deviazioni delle rotte

La situazione particolarmente preoccupante per le compagnie di navigazione nel Mar Rosso non promette di esaurirsi con il cessate il fuoco annunciato da Israele e Hamas. 

La pirateria da parte dei ribelli Houthi ha costretto per oltre un anno le navi a evitare il Mar Rosso e il Canale di Suez, optando per rotte più lunghe intorno al Capo di Buona Speranza. 

Questa deviazione è lungi dall’essere abbandonata e continuerà a comportare tempi di transito più lunghi e costi aggiuntivi, mantenendo alte le tariffe di spedizione. In soli due mesi, l’Indice Drewry World Container è aumentato del 26%.

Prospettive future: il punto di vista di Hapag-Lloyd e Maersk

A conferma di quanto detto, basta osservare il comportamento delle grandi compagnie di Shipping. Le società di navigazione Maersk e Hapag-Lloyd stanno infatti alla finestra, in attesa di ulteriori sviluppi nella regione del Mar Rosso. 

Nonostante il recente annuncio di un cessate il fuoco tra Hamas e Israele, entrambe le compagnie ritengono che sia prematuro speculare sui tempi di un possibile ritorno alle rotte attraverso il Mar Rosso e il Canale di Suez. Secondo i portavoce delle compagnie, la situazione sarà attentamente monitorata e le operazioni riprenderanno solo quando sarà sicuro farlo.

Hapag-Lloyd ha già avvertito che un cessate il fuoco non garantisce un immediato ripristino del passaggio attraverso il Canale di Suez, a causa dei potenziali attacchi da parte dei militanti Houthi con base in Yemen. La riorganizzazione dei programmi di spedizione richiederà tra le quattro e le sei settimane, incidendo ulteriormente sull’incertezza nel settore.

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