La funzione logistica come ecosistema da comprendere nell’intreccio di fenomeni endogeni ed esogeni che riguardano tematiche economiche, sociali e geopolitiche. Alla vigilia di importanti innovazioni tecnologiche e culturali condividiamo con Gianluigi Mason, direttore logistica Italia in Barilla, la sua visione sull’evoluzione della logistica in un grande gruppo globale.
Come ha inziato ad occuparsi di logistica?
“Ho un’esperienza di circa venti anni nel settore della logistica e della supply chain, durante i quali mi sono anche occupato di supply chain planning, customer service e produzione. Approdo alla logistica pura solo negli ultimi sei anni, forte di un background articolato che mi ha permesso di maturare una visione olistica sulla catena del valore molto utile anche nell’interpretazione del ruolo attuale“.
Oggi, in effetti, non si può prescindere da una visione sistemica che comprenda le criticità che impattano sulla catena.
“Sono anni contraddistinti da un contesto difficilmente prevedibile, con una dinamicità di cambiamenti che portano a una continua alternanza di cicli economici caratterizzati da recessione, stagnazione e ripresa per i motivi più svariati: dalla pandemia, allo scoppiare dei conflitti, passando per le politiche di austerity per cercare di intiepidire l’inflazione. Situazioni che influiscono molto anche sulla variabilità dei costi produttivi. Tutte cose che hanno alterato oltremisura gli equilibri delle supply chain globali cui eravamo abituati“.
Equilibri che, spesso, sono difficili da mantere: oggi la parola d’ordine, spesso abusata, è resilienza. Vale anche per un gruppo grande e consolidato come Barilla?
“Vale per tutti, e tutti siamo chiamati a gestire il breve termine reagendo a queste dinamiche, mantenendo allo stesso tempo l’energia per progettare un sistema complessivamente resiliente e che quindi possa funzionare anche all’interno di uno spettro di condizioni al contorno diversificato. In passato si tendeva a progettare una propria ottimizzazione ristretta a certi parametri di funzionamento, adesso è consigliabile un approccio che includa qualche ridondanza ma che permetta di funzionare sempre“.
Eppure, per molti anni, le ridondanze sono state considerate un deterrente all’efficienza soprattutto logistica. Oggi cosa significa fare efficienza?
“A livello di network interno significa migliorare le capacità dei nodi di proprietà, migliorandone la capacità di stoccaggio, di evasione e di funzionamento complessivo, sfruttando le tecnologie digitali e di automazione. L’automazione quando correttamente progettata e implementata aiuta l’efficienza ma anche la standardizzazione delle attività in termini di accuratezza e tempistiche. Per Barilla è una leva strategica, nel caso del nostro sito di Parma, ad esempio, o in quelli di Trieste e di Foggia, abbiamo livelli di automazione di prim’ordine, che ci permettono di migliorare la capacità complessiva del sito, che in questo modo contribuisce a formare un ecosistema maggiormente resiliente. All’esterno, invece, occorre cercare di distribuire correttamente i rischi e lavorare per rafforzare le partnership con i fornitori, facendole evolvere con prospettive a medio e lungo termine“.
È cambiata la lunghezza dell’orizzonte a cui guardare, in termini di progettazione dei flussi logistici?
“Idealmente la progettazione è sempre a lungo termine ma nella realtà dobbiamo avere la possibilità di modificarla via via in relazione ai cambiamenti che si possono verificare, cercando comunque di perseguire gli stessi obiettivi di efficienza e resilienza. Una sfida che possiamo raccogliere grazie alle tecnologie e agli strumenti di intelligenza artificiale di cui attualmente disponiamo e all’interno della quale un ruolo chiave può essere giocato dalle partnership di cui parlavo sopra“.
Eppure, stiamo assistendo anche a fenomeni di re-insourcing di molti processi…
“Non è il caso di Barilla, in quanto abbiamo già raggiunto un certo grado di equilibrio tra processi gestiti internamente, soprattutto quelli che riguardano la regia della logistica, e l’esecuzione operativa delle attività, che viene affidata invece a partner esterni. Scegliamo risorse esterne che abbiano fondamenta solide dal punto di vista tecnico e gestionale e che condividano con noi una convergenza non solo di obiettivi ma anche di valori, permettendo una programmazione lungimirante in una direzione reciprocamente migliorativa non solo dal punto di vista economico ma, anche, da quello della sostenibilità e della sicurezza, rispetto a tutti i rischi cui siamo esposti. Pensiamo ai rischi operativi, finanziari o di cybersecurity e oggi anche reputazionali“.
Qual è la sua opinione sulle potenzialità dell’intelligenza artificiale?
“È un fenomeno di grande interesse ma che, come tutti i fenomeni complessi, richiede una comprensione tecnica profonda e un’intuizione su quegli ambiti di business dove la sua applicazione può portare effettivamente a dei benefici“.
Avete avviato delle sperimentazioni specifiche in azienda?
“Nel nostro caso stiamo testando intelligenza artificiale soprattutto sulle attività che migliorano la produttività individuale. Riguardo gli aspetti più funzionali nel mondo della supply chain e della logistica invece, a tutt’oggi non siamo ancora impegnati in progetti già maturi. Siamo attivi con soluzioni che integrano i dati e li processano con algoritmi di ricerca operativa abbinati a sistemi real time che permettono di migliorare la gestione del processo ‘per eccezione’. In questo modo implementiamo una control tower che riceve le informazioni dai sistemi di magazzino, dai trasportatori, dai sistemi gestionali aziendali ottenendo una capacità predittiva delle possibili eccezioni del processo, permettendocene una gestione più tempestiva e accurata“.
Un tema oggi imprescindibile è quello della sostenibilità: quali sono la sua visione e la sua esperienza a riguardo?
“Lavorare in chiave ESG richiede un approccio sistemico e integrato che guardi al medio/lungo termine. Il fine è lavorare sul miglioramento complessivo del sistema, in termini di efficienza, resilienza e sostenibilità in modo da poter consolidare i risultati raggiunti e poter proseguire nel miglioramento.
La sostenibilità in generale si persegue in primis minimizzando l’utilizzo non produttivo delle risorse in tutte le funzioni aziendali. Barilla è un’azienda di produzione alimentari e gli aspetti di sostenibilità più impattanti sono relativi alla produzione e alla filiera delle materie prime, mentre per quanto riguarda la logistica minimizzare l’utilizzo non produttivo delle risorse significa avere alti livelli di saturazione dei mezzi e avere il più possibile flussi diretti che partono direttamente dagli stabilimenti di produzione verso i nostri clienti destinatari“.
Come affrontate, in questa chiave, la gestione dei trasporti?
“Utilizziamo ove possibile soluzioni di trasporto intermodale sul lungo raggio, nonostante alcuni problemi di servizio ultimamente sofferti a causa dei vari cantieri in essere sulla rete ferroviaria. Sul trasporto stradale utilizziamo quote crescenti di mezzi alimentati con biocarburanti“.
Parliamo di gestione del personale: in che modo le esigenze di sostenibilità sociale, sempre più sentite nel conteso logistico, si inseriscono nelle strategie aziendali?
“La sostenibilità sociale deve integrarsi con la governance, per fare un esempio: in Barilla abbiamo aumentato la quota di appalti diretti per migliorare le capacità di controllo e poter meglio lavorare sulla produttività delle risorse“.
In che modo, dal suo punto di vista, si potrebbe risolvere il problema della carenza di manodopera?
“A livello di sistema esiste un oggettivo problema di disponibilità di manodopera per attività molto routinarie, nonostante tassi di disoccupazione non bassissimi. Siamo in condizioni contradditorie: esiste una parte della popolazione che sarebbe disponibile e interessata a svolgere queste attività per le quali tuttavia non è sufficientemente qualificata. Il problema è che non disponiamo ancora di adeguati programmi di integrazione per permettere a queste risorse di qualificarsi in maniera sufficiente. Questa può diventare parte di una soluzione al problema, insieme agli investimenti in automazione e al miglioramento della produttività delle risorse“.
Hobby: musica, enogastronomia e arti marziali.
Libro sul comodino: attualmente, per esigenze familiari, mi dedico alla letteratura per infanzia, ma nel cuore ho “I fratelli Karamazov”.
Silvia Grizzetti