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Crisi nei trasporti containerizzati: l’impatto della guerra commerciale USA-Cina

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Foto di omaeda da Pixabay

L’instabilità geopolitica tra Stati Uniti e Cina rischia di modificare rapidamente e profondamente il panorama del trasporto marittimo containerizzato. 

L’imposizione unilaterale di dazi – con l’innesco di un pericoloso ‘botta e risposta internazionale’ – e le tensioni diplomatiche nate di conseguenza stanno influenzando le strategie delle compagnie di navigazione, le rotte marittime e, quindi, le prenotazioni dei container

Le ripercussioni non si limitano alle due super-potenze coinvolte, ma si estendono a livello globale, coinvolgendo attori come l’Unione Europea e i paesi dell’area asiatica in genere e araba.

Effetti sui viaggi delle portacontainer

Tra una dichiarazione ed una sospensione, i dazi della Casa Bianca e le risposte dei competitor commerciali hanno già sortito un primo effetto tangibile sul mondo della navigazione mercantile

Le compagnie di navigazione stanno infatti rispondendo ai venti di crisi attraverso la riduzione delle partenze programmate, con un numero crescente di quelli che in gergo sono chiamati ‘blank sailings’, ovvero viaggi ‘a vuoto’, cancellati a causa della scarsa domanda. 

In seguito all’annuncio dei dazi le prenotazioni di container dalla Cina sono diminuite drasticamente, costringendo i vettori marittimi a ripianificare le loro rotte e a limitare la capacità operativa.  

Secondo gli analisti, la riduzione della domanda è diretta conseguenza dell’aumento delle tariffe doganali statunitensi, che rendono meno conveniente l’importazione di merci dalla Cina. A questo si aggiunge l’incertezza nel commercio globale, che sta spingendo gli spedizionieri a valutare alternative per diversificare i propri fornitori.  

Prenotazioni dei container e fluttuazioni del mercato

Le prenotazioni di container sulle rotte transpacifiche hanno subito una flessione del 25% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: le aziende statunitensi stanno cercando fornitori alternativi nel Sud-est asiatico, in paesi come Vietnam e Indonesia, alimentando la domanda di nuovi collegamenti marittimi.

Va detto che non si tratta di un fenomeno repentino, bensì di un movimento che l’industria globale sta vivendo già da alcuni anni.

D’altronde, dopo il Covid molte società e catene logistiche hanno cercato di diversificare per incrementare la propria resilienza di fronte ai ‘cigni neri’, gli imprevisti eccezionali: nessuno avrebbe immaginato uno scenario come quello attuale, ma il lavoro fatto torna adesso utile.

Il vero problema è che rinunciare a Pechino non è facile: la capacità logistica di nazioni come Vietnam, Cambogia, Indonesia o persino di un gigante come l’India è ancora inferiore rispetto a quella cinese, e le compagnie di navigazione stanno adattando lentamente i loro modelli operativi.  

Allo stesso tempo, la riduzione delle spedizioni ha generato una crescita delle tariffe di trasporto sulle tratte alternative. Gli spedizionieri si trovano a fronteggiare costi più elevati e tempi di consegna più lunghi, con un impatto diretto sulla stabilità delle supply chain globali.

Strategie delle compagnie di navigazione in un mercato instabile 

Di fronte alla volatilità del commercio, le grandi compagnie stanno adottando strategie di contenimento dei costi e di flessibilità operativa. 

Alcune delle misure cui più comunemente fanno ricorso le compagnie di Shipping includono la riconfigurazione delle rotte, ossia lo spostamento del traffico verso nuove destinazioni e ottimizzazione dei collegamenti con porti meno esposti ai dazi, e la riduzione della capacità, quindi la limitazione delle navi operative per bilanciare l’offerta con la domanda

Un punto, quest’ultimo, che fa da contraltare agli ultimi anni caratterizzati da una forte sovraccapacità del settore marittimo.

Infine, l’aumento delle alleanze commerciali, cioè le collaborazioni tra compagnie per condividere rotte e minimizzare perdite.  

Questa situazione fa poi da boost per la digitalizzazione del settore, che sta permettendo una maggiore previsione dei flussi di merci e un’ottimizzazione delle operazioni per ridurre costi superflui.

Il ruolo di Cina, UE e paesi arabi nel ridisegno delle rotte globali

In questo scenario l’Unione Europea si trova in una posizione chiave per il futuro dei trasporti marittimi. Il coinvolgimento richiesto da Xi Jinping potrebbe tradursi in una maggiore integrazione tra le economie europea e la cinese, con nuove alleanze commerciali e incentivi logistici – sempre che l’aggressività del dragone non fagociti i mercati della UE. 

Alcuni paesi membri stanno inoltre valutando l’espansione delle rotte marittime attraverso il Mediterraneo per mitigare l’impatto della guerra commerciale.  

Nel contesto mediorientale, i porti strategici dell’area araba, come Dubai e Jeddah, potrebbero trarre vantaggio dalla riorganizzazione dei traffici marittimi. I paesi del Golfo potrebbero diventare hub cruciali per il commercio tra Asia ed Europa, ridisegnando le rotte marittime globali e consolidando la loro posizione nella logistica internazionale: una sorta di ‘prova generale’ la si è avuta durante la crisi del Mar Rosso, quando proprio i porti del Golfo hanno guadagnato rilevanza come pivot per i traffici tra Oriente ed Occidente.  

Infine, la Cina sta cercando di rafforzare la sua Belt and Road Initiative per ridurre la dipendenza dalle rotte tradizionali e diversificare i suoi sbocchi commerciali. Questo potrebbe accelerare lo sviluppo di nuovi corridoi di trasporto che bypassano le rotte transpacifiche.  

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