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Suez, il Canale si prepara al ritorno dei traffici

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Sebbene appeso ad un filo, il recentissimo cessate il fuoco siglato tra Israele e Hamas rappresenta un importante passo verso la tregua a Gaza, ma, di riflesso, anche verso una stabilità nella regione del Mar Rosso. L’accordo, mediato da Egitto, Qatar e Stati Uniti e firmato il 17 gennaio a Doha, in Qatar, è entrato in vigore il 19 gennaio ed è stato sancito da un rilascio di ostaggi da entrambe le parti.

Per quanto possa sembrare dissacrante mescolare i due temi, che la tregua regga ha implicazioni anche in un ambito che va oltre quello regionale: lo sviluppo degli eventi potrebbe avere effetti significativi sui traffici marittimi verso Suez, uno degli snodi più importanti del commercio globale, letteralmente in asfissia dopo quasi un anno di guerra per procura contro le navi mercantili da parte delle milizie filo-iraniane yemenite note con il nome di Houthi.

Il Canale di Suez, uno degli snodi cruciali, assieme a Panama, del commercio globale, si prepara dunque ad un possibile rilancio. Dopo un anno di traffico rallentato, che seguiva per la verità anni di difficoltà dovute all’eccessivo traffico – molti ricorderanno l’incagliamento della Ever Given e i diversi incidenti minori o sfiorati a causa dello stress apportato dalla pandemia – le autorità del Canale hanno recentemente completato con successo l’espansione del tratto meridionale, un progetto destinato a potenziare significativamente il flusso delle navi attraverso questa vitale arteria.

Nei prossimi mesi sarà da verificare che il cessate il fuoco in atto regga: se la situazione si stabilizzasse, considerato anche il ridimensionarsi della minaccia iraniana di fronte all’arrivo di Trump alla Casa Bianca, sarebbe lecito aspettarsi in conseguenza una graduale riduzione delle tensioni nella regione, facilitando il ritorno della navigazione attraverso il Mar Rosso e, dunque, il Canale di Suez.

Suez, le prospettive per il traffico marittimo

Con il cessate il fuoco in vigore, gli Houthi hanno dichiarato che smetteranno di prendere di mira le navi mercantili internazionali, a condizione che la tregua sia rispettata. Tuttavia, le imbarcazioni di proprietà israeliana o battenti bandiera israeliana potrebbero ancora essere bersagliate finché l’IDF, ossia le forze armate di Tel Aviv, resteranno nella Striscia di Gaza.

Secondo la società che si occupa di Marittime Risk Management Ambrey, se la fase uno del cessate il fuoco, della durata di 42 giorni, sarà osservata con successo, si apriranno le porte alla fase due, con il ritiro completo delle forze israeliane da Gaza ed una fine più duratura delle ostilità. Solo questa serie di condizioni potrebbe fornire l’humus affinché gli Houthi cessino le loro azioni contro le navi israeliane o di nazioni sue alleate, dando quindi una svolta alla stabilità nella regione del Mar Rosso e aprendo al possibile ritorno del traffico marittimo verso Suez. 

Da un punto di vista pratico, ciò significherebbe tornare ad operare sulle rotte praticate per decenni prima dello scoppio del conflitto, abbandonando il periplo dell’Africa per Capo di Buona Speranza e riportando tempistiche e costi di navigazione – in particolare per il consumo di carburante – agli standard precedenti.

Nello specifico, le rotte Asia-Mediterraneo e Asia-Nord Europa perderebbero una decina di giorni di percorrenza, sarebbero meno esposte all’altra minaccia per la sicurezza rappresentata dalla pirateria somala e dalle violente tempeste dell’Oceano Atlantico e ridarebbero nuovamente linfa agli scali del Sud Mediterraneo.

Intanto il Canale di Suez si potenzia

Parallelamente al lavoro delle diplomazie, l’Autorità del Canale di Suez ha intrapreso importanti operazioni infrastrutturali per potenziare la portata del braccio di mare artificiale che collega Mar Rosso e Mediterraneo. 

Recentemente ha infatti visto infatti la luce l’espansione del tratto meridionale del Canale, con l’aggiunta di un tratto navigabile nei due sensi lungo dieci chilometri, un intervento che migliora significativamente le capacità del Canale, permettendo di accogliere dalle sei alle otto ulteriori navi al giorno.

D’altronde, l’espansione del Canale di Suez è stata progettata proprio per migliorare il flusso del traffico e ridurre i tempi di attesa delle navi, aumentando così la capacità di transito e migliorando la sicurezza della navigazione – l’Autorità portuale di Suez è infatti memore del mostruoso rallentamento del traffico e delle ripercussioni significative sui tempi di consegna e sulla logistica globale causati fa una somma di difficoltà operative, problemi climatici e imprevisti come quello famoso della Ever Given, che bloccò il Canale nel marzo del 2021. Con la nuova espansione, l’Autorità del Canale di Suez spera, una volta che le compagnie di navigazione saranno tornate a solcare il Mar Rosso, di rilanciare il traffico e riportare il Canale ai livelli di efficienza pre-crisi.

Se la tempistica dell’intervento potrebbe sembrare strana, data la situazione di stallo geopolitico dell’area, va considerato che questi lavori erano stati programmati in tempi non sospetti come parte di una serie di iniziative volte a modernizzare e potenziare l’infrastruttura del Canale di Suez, al fine di garantire che esso potesse continuare a ritenersi un pilastro fondamentale del commercio marittimo mondiale.

Non resta che attendere

Il cessate il fuoco tra Israele e Hamas e le recenti operazioni infrastrutturali al Canale di Suez offrono prospettive promettenti per la stabilità commerciale nella regione del Mar Rosso e per il ritorno del traffico marittimo direttamente verso il Mediterraneo. Con la riduzione delle tensioni e il miglioramento delle capacità del Canale, Suez si prepara a riaffermare il suo ruolo centrale nel facilitare il commercio globale e promuovere la cooperazione economica a livello mondiale.

Tuttavia la situazione nella regione rimane delicata, con la possibilità di una ripresa della guerra civile yemenita: se l’espansione del Canale di Suez rappresenta un passo significativo verso il miglioramento dell’efficienza e della sicurezza della navigazione marittima e gli operatori e i proprietari delle navi attendono con ansia di poter sfruttare al massimo questa opportunità, la diffidenza regna ancora sovrana. Proprio nelle scorse settimane, Maersk e Hapag-Lloyd, due colossi del trasporto container via mare, hanno fatto capire di non credere possibile un veloce ritorno alle tradizionali rotte verso il Canale egiziano.

Allo stesso modo, bisognerà capire le mosse di quei Paesi che hanno assistito ad un improvviso accelerarsi dei traffici e dell’infrastrutturazione lungo le proprie coste per sopperire alla mancanza di Suez, in base anche al loro peso geopolitico.

In ogni caso Suez non è solo un canale, ma un simbolo del commercio internazionale e della connessione tra nazioni. Con questa espansione e la speranza di una pace duratura nella regione, Suez è pronta a riaffermare il suo ruolo di snodo cruciale per il commercio mondiale.

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