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Porto di Gioia Tauro e ponte sullo Stretto: il problema delle grandi navi

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Foto di JORGE TAPIA da Pixabay

Dalle carte del Ministero dei Trasporti in risposta ad un istanza di accesso civico emerge che le grandi navi non riuscirebbero a transitare al di sotto della campata unica del ponte sullo Stretto. Un problema che preoccupa non poco lo scalo di Gioia Tauro, uno dei porti di transhipment più importanti del Mediterraneo […]

A dimostrazione che non ci deve essere una grande concertazione tra le parti in causa, malgrado l’importanza e l’impatto di un’opera pubblica di tale entità, proprio dalle carte del Ministero dei Trasporti in risposta ad un istanza di accesso civico emerge che le grandi navi non riuscirebbero a transitare al di sotto della campata unica del ponte sullo Stretto.

Il problema era già stato fatto osservare dalle Capitanerie di Porto che hanno giurisdizione sull’area, sottolinenando che nemmeno lo smontaggio ad hoc dei fumaioli consentirebbe il transito alle unità navali più grandi.

Un problema che preoccupa non poco lo scalo di Gioia Tauro, uno dei porti di transhipment più importanti del Mediterraneo, uno dei pochi, per altro, che sta ‘tenendo botta’ abbastanza bene malgrado i problemi portati dall’asfissia di Suez.

Il problema tecnico

Il dubbio, tragico, è stato sollevato sulle pagine dei quotidiani nazionali da Luigi Merlo, presidente di Federlogistica: nel progetto, che a quanto pare viene diffuso ambiguamente nel precisare i dati esecutivi, parla di un’altezza del cosiddetto ‘franco navigabile’ «di 72 metri per una larghezza di 600 metri e si riduce a 65 metri solo in presenza di condizioni eccezionali di traffico pesante stradale e ferroviario», come afferma in una nota stampa l’amministratore delegato della società Stretto di Messina Pietro Ciucci.

Ci sono due ‘però’: il primo è che, stante la struttura a campata unica scelta per la realizzazione del ponte, i 65 metri di altezza massima esistono solo ed esclusivamente nella mezzeria della campata, ossia passando esattamente sotto alla metà del ponte. Verso le coste, la struttura si abbassa e non può che fare altrimenti per raggiungere le quote stradali di ingresso.

Il secondo è che il ponte sta fermo – sebbene i sismologi avrebbero da ridire in merito a questa affermazione – ma il mare certamente no. A seconda del moto ondoso il franco navigabile può diminuire entro un range che oscilla tra i 5 ed i 10 metri.

Dunque, la certezza di poter sempre transitare, con qualsiasi condizione di carico del ponte e di movimento ondoso, l’avrebbero solo le navi più basse di 55 metri.

Ultima osservazione, fatta emergere da chi sta spulciando i dettagli del progetto – all’opera ci sono una task force di professori universitari, ambientalisti e tecnici di varia natura, oltre al Ministero dell’Ambiente – riguarda la precisione del dato, in quanto sembra che i 65 metri si riferiscano alla sede stradale, non all’intradosso dell’impalcato. In parole povere, i dati diffusi non è chiaro se si riferiscano alla ‘faccia superiore’ del ponte o a quella ‘inferiore’, la pancia che verrebbe ‘grattata’ dai fumaioli delle navi in transito.

Cosa dovrebbe passare sotto al ponte?

La risposta sarebbe: le grandi navi portacontainer che sono linfa vitale per il porto di Gioia Tauro, oltre che per gli scambi commerciali nel Mediterraneo.

Dovendo rispondere all’istanza prima citata, il Ministero dei Trasporti ha pubblicato i dati relativi ai numero di navi con altezza superiore ai 65 metri transitate nello Stretto di Messina nel 2023: si tratta di 5 navi passeggeri e di 15 portacontainer.

Sembreranno poche, ma, attenzione, si parla di numero di navi, non di transiti.

Allo stato attuale delle cose, secondo le analisi indipendenti fatte dai docenti universitari che stanno analizzando il progetto e pubblicate da Repubblica, tra l’11% e il 17% delle grandi portacontainer non riuscirebbe più a passare: il danno stimato sarebbe di 2 miliardi e mezzo di euro all’anno, stimando un valore di 5.000 euro a container.

Va tenuto anche in considerazione un aspetto non trascurabile, ossia che le grandi compagnie di navigazione stanno sistematicamente ricambiando le proprie flotte con mega-navi da 23mila tonnellate di stazza, motivo per cui il porto di Gioia Tauro, secondo miglior porto italiano per efficienza secondo il Container Port Performance Index, ha recentemente investito in 3 nuove gru con sbraccio d’estensione di 72 metri e un’altezza di sollevamento di 54.

Che diverrebbero totalmente inutili. 

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